La terapia del varicocele
La terapia del varicocele è chirurgica, previa una attenta selezione dei pazienti, in altre parole solo una minoranza di soggetti portatore di varicocele ha necessità di chirurgia. Gli eventi avversi della correzione chirurgica del varicocele sono: diminuzione della qualità del seme, dolore testicolare cronico, atrofia del testicolo. Sono state descritte numerose tecniche per correggere il varicocele,
L’intervento e’ indicato nei seguenti casi.
- Dolore e fastidio
- Infertilità e alterazioni della concentrazione, motilità e morfologia dello sperma
Il varicocele può insorgere in ogni epoca della vita ed attualmente la letteratura è concorde nel sostenere la necessità di correzione chirurgica del varicocele in età (pre-) adolescenziale. La chirurgia del varicocele in età pediatrica ha i seguenti effetti: previene danni testicolari/epididimari ed aumenta la motilità dei condotti che portano gli spermatozoi all’esterno, incrementa la consistenza del testicolo e la qualità del seme alla maturità sessuale, aumenta il volume testicolare e la qualità del seme e negli adolescenti.
In ogni caso anche nell’ età pre-adolescenziale ed adolescenziale il varicocele è una patologia molto comune. Difatti il 20% circa dei bambini ed il 40% circa degli adolescenti ha un varicocele evidenziabile all’ EcoColorDoppler, il varicocele clinico è presente nel 3% dei maschi prepuberi, e nel 18% degli adolescenti.
In eta’pediatrica bisogna comunque evitare “over-treatment” (trattamento eccessivo) e l’intervento va eseguito in presenza di ridotta qualità del seme e testicolo di consistenza e/o volume alterato (ridotto del 20% rispetto al controlaterale). Il problema è che questi parametri sono di difficile valutazione nell’adolescente, per cui in assenza di parametri certi e’ meglio procrastinare l’intervento.
Tecniche tradizionali
Legatura Retroperitoneale: E’ la tecnica più largamente utilizzata per la cura chirurgica del varicocele. Presenta il vantaggio di essere abbastanza semplice e gravata da poche complicanze. Si esegue un’incisione di circa 4-5 cm in fossa iliaca poco al di sotto dell’ombelico come nel caso dell’appendicite ma a sinistra in quanto generalmente il varicocele è da questo lato. L’accesso retroperitoneale alto prevede l’apertura della parete muscolare con anestesia generale. Può essere eseguita una legatura solo della vena (Ivanissevich), o una legatura in blocco di tutto il fascio vascolare (Palomo). La prima ha lo svantaggio di determinare una legatura spesso incompleta con conseguente persistenza di rami venosi collaterali che possono rifornire il reflusso verso il testicolo con recidiva del varicocele che si manifesta in circa il 20% dei casi. La seconda ha una percentuale di successo molto più alta (95%) ma può causare l’interruzione dei vasi linfatici del testicolo con conseguente idrocele (circa il 12% dei casi) vale a dire una raccolta di liquido intorno al testicolo. Nella metà di questi soggetti sarà necessario un secondo intervento chirurgico per risolvere l’idrocele. Le legature retroperitoneali possono essere condotte anche in laparoscopia; in questo caso sull’addome vengono eseguite 3 incisioni di circa 2 cm attraverso le quali si fanno passare una telecamera e dei lunghi strumenti che vengono manovrati dall’esterno. La laparoscopia, non comporta un miglioramento dei risultati né una riduzione dell’invasività, essendo sempre necessaria l’anestesia generale. Esistono tuttavia potenziali complicanze di perforazione accidentale di organi addominali.
Legatura Inguinale: Tale metodica ha il vantaggio di poter ispezionare ed eventualmente legare vene extrafunicolari, come la spermatica esterna, che possono essere responsabili di recidive dopo legatura di tutte le spermatiche interne. All’interno del canale inguinale, però, le vene sono assai più numerose e quindi è più difficile separarle dall’arteria per questo motivo presentano una più alta percentuale di insuccesso.
Legatura Subinguinale: Viene descritta come il trattamento chirurgico a più bassa incidenza di recidive e complicanze se l’operazione viene condotta con l’ausilio del microscopio. L’impiego di quest’ultimo ne limita l’utilizzo e comporta tempi operatori più lunghi, spesso necessitando di anestesia generale. Esiste anche la tecnica di derivazione microchirurgica in cui la vena spermatica viene collegata alla vena epigastrica permettendo di scaricare il sangue refluo dal testicolo in un altro territorio e impedendo, in tal modo, il reflusso dalla vena renale. Tale metodica, negli ultimi anni, ha perso molto credito per la complessità a l’assenza di vantaggi rispetto alle metodiche tradizionali.